Live report: Dennis Chambers, masterclass e live
Roccaforzata (TA), 22 aprile 2016
Dennis Chambers è uno dei batteristi che ho sempre voluto vedere dal vivo. Dotato di un groove superiore, ha un approccio allo strumento molto fisico ma allo stesso tempo musicale, tipico di molti batteristi black; è in grado di suonare parti di elevata complessità con una naturalezza invidiabile, ricche di dinamiche e di espressività.
L'evento di oggi, organizzato dal sempre attivo Maestro Alessandro Napolitano e da Jonio Jazz, tenutosi nella consueta e piacevole cornice del Saloon Public House di Roccaforzata, segue la collaudata formula della masterclass seguita da concerto/jam serale.
Il pomeriggio si apre con la
masterclass, con un folto gruppo di batteristi mediamente molto giovani in attesa di vedere dal vivo le prodezze di Chambers. Sul palco del locale troneggia la sua tipica
Pearl gialla in assetto completo: cassa da 20", sei tom (10", 12", 13", 14", 16" e 18") e il suo rullante signature da 6,5". Quest'ultimo, spiegherà poi Chambers, è stato da poco sostituito dal nuovo modello, che ha la particolarità di avere 12 tiranti sulla pelle battente e 10 sulla risonante, da specifica esigenza dell'artista per permettergli un controllo maggiore dell'accordatura.
Il set di piatti
Zildjian è abbastanza ricco e presenta un hi hat A Custom da 14", tre crash K Custom Dark (16", 17" e 18"), un K Custom medium ride e un china alla sua estrema destra.
Pelli Evans sabbiate e doppio pedale completano l'arsenale a disposizione di Chambers. Il musicista, col consueto cappellino nero con visiera, jeans e camicia rossa, di nuovo piacevolmente corpulento dopo i suoi problemi di salute, apre la sua masterclass con un
solo.
Bastano pochi secondi di ascolto per farsi un'idea della tecnica e dell'abilità del batterista americano. L'inizio del solo è all'insegna del volume e della potenza: i colpi sul rullante sono delle vere randellate, e Chambers stesso ha messo preventivamente in guardia della cosa i presenti. Esegue numerosi poliritmi dividendosi sullo strumento, tenendo spesso un
pattern continuo fra cassa e pedale hi hat, con colpi doppi e tripli di cassa seguiti dalla chiusura dell'hi hat, mentre con le mani sviluppa il solo sui fusti e sui piatti. I groove, ricchi di accenti, acciaccature e rulli che coinvolgono spesso numerosi pezzi, sono eseguiti con uno stile unico e una precisione inarrivabile, nonostante la velocità del brano. Il volume e la potenza lasciano tuttavia spazio a dinamiche molto estese, con parti a tratti più leggere, rullo pressato e i colpi sul rullante eseguiti in cross stick. E' notevole constatare come spesso porta l'ostinato con la mano sinistra, in modo da "liberare" la mano destra per muoverla liberamente sul set, seguendo a tratti un approccio ambidestro.
Al termine del solo Chambers invita il pubblico a partecipare attivamente alla masterclass, che si terrà in modo molto colloquiale e intimo. Dennis spiega di aver portato un'ostinato con i piedi, e aver eseguito a tratti uno shuffle sul ride, mentre con la mano sinistra sul rullante suonava sui quarti o in terzinato: pattern che richiedono sicuramente un'elevata
indipendenza degli arti e certamente non facili da imitare a casa!
Successivamente a Chambers viene chiesto un chiarimento sul
Fatback Groove, un
groove in sedicesimi tipico di James Brown e riutilizzato in numerosi contesti, anche nel rock, con un andamento pulsato sull'hi hat, e che eseguito in velocità ha un fascino come pochi altri groove.
Quando a Dennis viene chiesto un consiglio su come potenziare la mano sinistra, risulta chiaro come mai riesce a sviluppare una potenza incredibile dai suoi colpi: Chambers si è a lungo esercitato utilizzando, al posto del rullante o dei pad in gomma, dei semplici
cuscini, per eliminare il rimbalzo e sviluppare la muscolatura delle braccia e delle mani!
Successivamente Chambers parla un po' della sua
carriera, iniziata all'età di 6 anni suonando motown nei club. Successivamente, ispirato da mostri sacri come Buddy Rich e Tony Williams, si affacciò al mondo jazz e fusion e cominciò a mescolare groove fusion, rock e funk. Un'altra fonte di ispirazione per Chambers fu il brano Aja degli Steely Dan, in particolare gli assoli di Steve Gadd, che ogni volta che sentiva alla radio non poteva fare a meno di ascoltare fino alla fine.
A un certo punto, dopo i primi anni di carriera, si trovò a fare il professionista senza averlo in realtà preventivamente pianificato. A riguardo, Dennis suggerisce ai ragazzi presenti che per fare carriera nella musica è necessario ascoltare tutti i generi musicali, studiare sicuramente la tecnica dello strumento (rudimenti) ma anche un altro strumento, come il piano.
Lo stile di Chambers è vario e deriva dal suo passato e dalla sua carriera musicale. Quando suonava con John McLaughlin si trovava a eseguire dei
fast swing su tempi velocissimi, mentre durante i lavori con Santana le parti erano notevolmente più lente e quadrate (dovette "buttare dalla finestra", come da lui stesso ammesso, tutte quelle parti veloci).
Riguardo la tecnica delle mani, Chambers spiega di usare sia l'
impugnatura tradizionale sia quella matched, e utilizza molto la
Moeller per il rimbalzo. Durante l'esecuzione capita spesso di vederlo cambiare impugnatura, a seconda delle necessità del brano. Certo è notevole constatare come anche con l'impugnatura tradizionale i colpi sul rullante spesso abbiano un volume superiore a quanto molti batteristi riescano ad ottenere con l'impugnatura matched. I cuscini avranno fatto il loro lavoro.
Al termine della masterclass si apre la parte live della serata, che vede sul palco la presenza di eccellenti musicisti locali: Mike Lovito alla tromba, Gianfranco Menzella al sax, Nicola Pannarale al piano, Gianluca Aceto al basso e Vincenzo Lato alle percussioni. Apre la serata alla batteria l'organizzatore Alessandro Napolitano, che esegue (in maniera egregia) un solo brano, per lasciare il posto dietro ai tamburi al suo amico batterista e ospite a sorpresa
Phil Maturano, musicista incredibile a cavallo fra vari generi e che avrei il piacere di vedere dal vivo in un evento apposito.
Dopo due brani, Maturano lascia le bacchette a Chambers, che concede al pubblico due brani ricchi di tecnica e groove ad altissimi livelli. Un plauso va fatto a tutti i musicisti presenti sul palco con lui, che hanno retto magnificamente il confronto (anche solo psicologico) con una leggenda dello strumento.
Si ringrazia il
Maestro Alessandro Napolitano per la consueta disponibilità e simpatia, e soprattutto per il lavoro costante che svolge per portare nomi incredibili (come
Virgil Donati,
Mike Terrana,
Aaron Spears...) in una zona certamente non strategica dal punto di vista musicale.
Roberto Ficarella - labatteria.it