Live report: Saxon
Zona Roveri, Bologna, 13 dicembre 2016
Il report di oggi può avere solo un titolo: A fucking British guitar! Prendete quattro Marshall, sovrapponeteli due a due, microfonateli (veramente c'erano i microfoni come una volta), profumate l'ambiente con quell'odore di vinile, acre e leggermente umido. Unite un pubblico eterogeneo, giovani e meno giovani. Qualcuno con l'abbigliamento tipico da metaller ma anche una buona parte che ha certamente ricevuto negli ultimi anni un adeguamento di look alla vita sociale contemporanea. Tutti indiscutibilmente con il cuore ricamato di "Denim and Leather" e la serata è fatta. Ah, dimenticavo, stasera ci sono anche i Saxon.
Capostipiti indiscussi del NWOBHM non hanno bisogno di presentazioni, perciò evito accuratamente di analizzare la loro infinita storia, chi li ama li conosce, chi non li conosce non può amare l'heavy metal. Il locale, lo Zona Roveri, era pieno. Quindi direi che l'istinto intramontabile delle vere anime rock, quelle che seguono la band da metà degli anni 70, non ha subito modifiche nel tempo, come non ha subito cambiamenti la carica e la grinta che i 5 musicisti dello Yorkshire trasmettono.
Il tour è quello dell'ultimo album "Battering ram" e proprio il primo pezzo in scaletta, è la title track, che si abbatte sul pubblico come un fulmine a ciel sereno, sovrapponendosi al mitico intro "It's a long way to the top" (if you wanna rock n roll) degli amatissimi Ac/Dc.
Si prosegue con "Heavy metal thunder", poi "Sacrifice" e la trascinante e ruffianissima "Solid ball of rock" con la sua struttura e sonorità tipica di fine anni '80, forse pił rock che metal. Cosa dire, se non che Byford alla voce è ancora in gran forma, sia fisicamente che vocalmente. Quinn e Scarratt macinano riff senza sosta. Dietro al suo trono di tamburi formati da una splendida "Duallist" rosso glitterato e una selva di piatti Paiste, Nigel Glockler alla veneranda età di 63 anni trascina con precisione e potenza il susseguirsi di successi senza tempo. La scaletta è di oltre venti canzoni, tra cui le intramontabili "Strong arm of the law" "Power and the glory" e "20.000 ft" che si alternano a qualche pezzo dell'ultimo album.
Si prosegue lo show con intensa continuità solo a metà serata si crea un momento di pausa e commozione generale ricordando la scomparsa del loro grande amico, il mitico Lemmy. E proprio in suo onore ci si scatena con "Ace of spade". Il pubblico caldissimo non fa in tempo a riprendersi dall'emozione della cover dei Motorhead che viene subito ritrascinato indietro nel tempo dal riff di "Wheels of steel". Canzone mitica e marchio di fabbrica della band che raggiunge l'apice sul finale, dove il basso di Gus Macricostas (che ha sostituito Nibbs Carter) continua la cavalcata e la cassa di Glocker tiene i quarti.
Biff chiede la partecipazione di tutti i presenti per imitare i suoi vocalizzi e mostrare al mondo intero tramite la live cam del suo smarthphone, che Bologna ha il piede schiacciato sull'acceleratore e le ruote d'acciaio. È il momento di richiamare Scarratt sul palco dicendo: "please give me some fucking british metal guitar" e si riprende tutti a cantare il ritornello.
Carte d'imbarco alla mano e tutti pronti a salire sul pił famoso boing747 dell'heavy metal, il pericolosissimo volo "Scandinavian 101" ormai da trent'anni perso nella notte.
Si conclude la serata con un tris d'assi senza tempo "Crusader" dal memorabile arpeggio, la mitica "Denim and Leather" dal testo che rispecchia pienamente le emozioni della serata: browght us all together! e "Princess of the night" con il suo "nervosissimo" riff, chiude uno show pieno di emozioni.
I Saxon sono divertimento allo stato puro, eleganti e risoluti, nient'altro che British Style.
Live report di William Marmi -
Mr. Tagliatella