Processori di dinamica ed equalizzatori

A patto di non abusarne, i processori di dinamica (noi useremo compressori e gate) e gli effetti (per noi il riverbero) permettono di modificare molti parametri del suono. Utilizzeremo inoltre gli equalizzatori, che essenzialmente ci consentono di cambiare il timbro del segnale. Sono tutti un valido strumento per rendere ottima una buona registrazione, ma applicati su del materiale mediocre difficilmente faranno la differenza, e questo indipendentemente da quanti milioni (di euro?) vi sia costato il vostro outboard.
Quindi (e ve lo ripeterò anche in seguito), cercate di trovare il giusto suono della batteria e la giusta posizione per i microfoni, in modo da ridurre al minimo necessario l'uso dei processori.

Di solito tutti gli effetti (hardware o software) hanno un pulsante di bypass per permettere di disattivare momentaneamente l'effetto e ascoltare il segnale pulito: é una funzione molto utile per rendersi conto se si stanno effettivamente apportando delle migliorie al suono o se é meglio tornare sui proprii passi. Visto che c'é, usate questa funzione.
Detto ciò, iniziamo dagli equalizzatori, sicuramente lo strumento più usato (e abusato) perché presente anche sui mixer più economici.

GLI EQUALIZZATORI

L'equalizzatore é, in prima approssimazione, uno strumento che vi consente di variare il volume di alcune frequenze da voi scelte. Si parla di equalizzatore a tre, quattro o più bande, dove per ogni banda si ha la il controllo su un amplificatore, che può aumentare (e ridurre, ovviamente) il volume.
Tutti più o meno abbiamo avuto a che fare con gli equalizzatori, almeno nella loro forma più elementare (il tasto per aumentare i bassi su tutti gli stereo e walkman). All'inizio erano usati nella telefonia, nei suoi primi anni: il segnale lungo il filo si alterava, perdeva frequenze importanti, e quindi ogni tot chilometri era elaborato da tali apparecchi per cercare di minimizzare le perdite.
É bene ricordare che questo strumento, come gli altri che analizzeremo nel seguito, é un ultimo stadio per i nostri mixaggi: insomma non si può sperare di rendere buono il suono di una grancassa della Roytek o della Sakura aumentandogli i bassi, così come non si può pestare continuamente sul rullante, cullandosi del fatto che si ha a disposizione il compressore. Il materiale va registrato nel modo migliore possibile.

Ci sono vari tipi di equalizzatori (eq):

  • eq grafici: sono quelli formati da una sfilza di piccoli fader, ognuno che permette di incrementare o diminuire fino a 12 dB una particolare frequenza equalizzatore grafico a 15 bande(o meglio, un particolare intervallo di frequenze). Nell'immagine un equalizzatore a 15 bande, che si estendono da 25 Hz a 16 KHz. Di solito questi equalizzatori si usano sull'intero mixato (e non sui singoli strumenti), e vengono usati per eliminare il feedback nei live, in quanto quest'ultimo é causato dal riverberare di poche frequenze, che una volta individuate con un po' di lavoro (o con strumenti sofisticati) possono essere neutralizzate.

  • eq con frequenze fisse: equalizzatore a 3 bande fissefunzionano in modo simile a quelli grafici, ma anziché operare con dei fader, sono presenti delle manopole, eequalizzatore a 4 bande fisse in numero minore (da due a quattro), così avremo la possibilita' di modificare per esempio gli alti e i bassi, e i medi (in quelli a tre manopole, come nella foto a destra), oppure alti, bassi, medio alti e medio bassi (per quelli a quattro manopole, come quello nella foto a sinistra, tratto da un preamplificatore per chitarra della Yamaha). Sono gli equalizzatori presenti di solito sulla maggior parte dei mixer non professionali, perché la loro costruzione é molto semplice: il suono in ingresso viene diviso sulle tre o quattro bande mediante una serie di filtri; su ogni banda agisce il proprio controllo di volume, e successivamente le bande vengono riunite.

  • eq parametrici/semiparametrici: simili ai precedenti in quanto sono comandati da manopole, ma hanno due regolazioni in più: permettono di scegliere la frequenza su cui si vuole operare, e hanno un terzo controllo, chiamato Q. Impostando la manopola del Q su un valore alto, si andra' a intervenire su un piccolo intervallo di frequenze, viceversa se il valore di q é basso, l'intervallo di frequenze é più alto (é il contrario di quanto si possa immaginare). Di solito per interventi normali si usa un valore di q medio, per cambiare abbastanza radicalmente un suono si usa un valore basso, corrispondente a un'ottava e oltre, mente un valore alto sara' utile più che altro per togliere un feedback o degli armonici fastidiosi, poiché interviene su un range di frequenze molto ridotto. Sono equalizzatori molto potenti in quanto permettono di modificare come si vuole qualsiasi strumento, basta farsi un po' di orecchio per trovare le frequenze giuste. Per far questo é sufficiente lasciare il gain su un valore elevato, e lentamente muovere la manopola della frequenza, in modo da sentire a quali modifiche sonore porta l'aumento di una particolare frequenza. Una volta trovata la frequenza che vogliamo incrementare/diminuire, aumentiamo il fattore Q, in modo tale da restringere il nostro intervento il più possibile. Prendetela come abitudine: quando lavorate con gli equalizzatori fate in modo di modificare quel tanto che basta, niente di più. Se la cassa vi sembra chiavica con mezzo chilo di bassi pompati, probabilmente quando aggiungerete il basso vi renderete conto che per lasciare spazio a entrambi nel mix bisogna fare un lavoro di compromesso, e quindi tornerete alla cassa e ne ridimensionerete il suono. Nell'immagine l'equalizzatore di Cubase VST 5, con l'equalizzazione che ho usato per la mia cassa. Sono presenti anche i pulsanti low cut e low shelf, rispettivamente per tagliare o enfatizzare tutti i bassi, e i corrispondenti pulsanti per gli alti. Notate anche la comodità offerta dal fatto di poter salvare e registrare dei preset da usare come canovaccio (es. ci salviamo l'eq che ci piace per il nostro rullante e per la cassa).
    Questi equalizzatori sono più costosi di quelli a frequenze fisse, perché la suddivisione nelle varie bande viene scelta dall'utente, e quindi la circuiteria é molto più complessa.

    Gli equalizzatori semiparametrici di solito danno la possibilita' di scegliere le frequenze su cui lavorare solo per i medi, mentre bassi e alti sono regolati su valori fissi.

Per i nostri scopi saranno utili gli equalizzatori parametrici, ma anche un mixerino con equalizzatori con frequenze fisse sara' meglio di niente.

IL COMPRESSORE

In breve, il compressore ha il compito di sorvegliare il segnale in ingresso, e se questo eccede un valore limite fissato da noi, gli abbassa un compressore Yamahail volume secondo un rapporto ancora una volta fissato da noi. É l'quivalente di abbassare il volume manualmente col fader, ma é infinitamente più pratico, veloce ed efficiente. I parametri di cui dispone in genere sono:

  • threshold/soglia: cioé il volume al quale il compressore inizia ad abbassare il volume del segnale. Se lo impostiamo a un volume x e tutto il segnale che viene processato ha un volume minore di x, il compressore non si attivera' mai. É bene non impostare il valore troppo in basso, altrimenti si appiattira' il tutto e non si sentira' la differenza tra un sussurro e un urlo. Un valore orientativo per iniziare può essere -10/-15 dB, in modo da ridurre il volume delle parti abbastanza forti come intensità.
  • ratio: ossia rapporto fra decibel in ingresso e decibel in uscita: se lo mettiamo a 1/1, ogni decibel che entra uscira' pari pari dal compressore, e quindi non avviene nessuna modifica; se lo impostiamo a 10/1, per ogni dieci decibel in ingresso (che sono un enormita' ad alti volumi), il compressore restituira' un segnale più forte solo di un decibel. Se avete presente cos'é un limiter, potete immaginarlo come un compressore con ratio infinita, cioé il vostro cantante potra' urlare quanto gli pare, ma il suono che uscira' dalle casse non superera' un certo valore (nell'immagine si vede chiaramente che a fine corsa della manopola ratio c'é proprio il simbolo di infinito). É evidente che un limiter é molto utile appunto per evitare di distruggere delle casse e lo stesso amplificatore di potenza, e per questo é presente su alcuni mixer e finali. Vi ricordo che la compressione e quindi la riduzione di volume avviene solo quando il volume in ingresso eccede il valore di soglia. Ma dopo quanto tempo inizierà la compressione? Leggete oltre.
  • attack time: il tempo che passa dall'attivazione del compressore (e quindi dall'ingresso di un segnale con volume pari al valore di soglia) all'inizio del lavoro effettivo della compressione.
  • release time: il tempo che il compressore impiega a smettere di lavorare.
  • gain: questo equivale al guadagno globale in volume del segnale. Abbiamo ridotto il volume delle parti più forti del segnale, e quindi questo sarà meno udibile nel mixato. Niente paura: aumentiamo il valore del gain e il segnale, "piallato" dal compressore, potrà essere incrementato nella sua interezza. In definitiva il compressore ha ridotto la dinamica del segnale, ma a vantaggio dell'udibilità.

In definitiva si lavora sul parametro gain per portare a un livello udibile le parti molto soft, e a questo punto per non far distorcere le parti più "heavy" si setta la soglia dalla quale si vuole iniziare a comprimere (dipende dalle esigenze) con il relativo rapporto. O, alternativamente, si interviene prima sui parametri di soglia e ratio (e su quelli temporali), per poi aumentare il gain in uscita di conseguenza.
Per un rullante o una cassa, che grosso modo dovreste imparare a suonare a un livello omogeneo nel corso del pezzo, si dovrà intervenire poco sui parametri di threshold e ratio, mentre bisogna settare il tempo di attacco a un valore basso (circa 10/20 ms) perché i suoni percussivi sono immediati per natura. Non settate il tempo di attacco a meno di quanto indicato altrimenti comprimerete anche l'attacco iniziale, col risultato di privare il colpo della sua parte più importante. Per comprimere invece la voce del nostro cantante che alterna parti soft e parti alla Slipknot, bisognera' aumentare i tempi di attacco e release (per dare un andamento più naturale), ed incrementare la ratio di compressione. Tutto dipende dalla differenza fra le parti extrasoft e quelle fortissime: maggiore é questa differenza, maggiore sara' il lavoro del compressore per livellare il tutto.

Quindi se fissiamo un compressore a -10 dB con una ratio di 4:1, significa che a partire da -10dB (e dopo un tempo uguale al tempo di attacco), il compressore inizia a lavorare e ogni 4 dB in più di volume, lui fara' passare solo un decibel in più. Quando il volume in ingresso scende sotto il valore di soglia, il compressore smettera' di funzionare dopo un tempo uguale al release time.

IL NOISE GATE

Capire come funziona un noise gate é semplice: ancora una volta é presente il valore di soglia, ma in questo caso al di sopra della soglia il segnale passa completamente inalterato, mentre al di sotto viene completamente "mutizzato". sezione gate e compressore di Cubase VST 5Nell'immagine vedete affiancati un gate e un compressore, presi da Cubase VST 5. Capire a cosa può essere utile a noi batteristi é un pò meno intuitivo. Serve per fare in modo che le modifiche che facciamo su un canale non si riflettano sugli altri. Per esempio, se aggiungiamo parecchi bassi e togliamo i medio-bassi alla cassa, e nel microfono della cassa entra anche un pò del suono del rullante (é normale), queste modifiche ovviamente influenzeranno anche il rullante (seppur leggermente). Per evitare ciò, si regola il gate in modo che venga aperto solo quando il suono in ingresso raggiunge il valore di soglia (che setteremo in relazione a quanto picchiamo forte).
Ovvio, una volta che il gate é aperto, tutto lo attraverserà, indipendentemente che siano suoni provenienti dallo strumento in questione o magari suoni che non si desiderano, ma questi ultimi avranno un volume molto inferiore ai suoni prodotti dallo strumento che ci interessa, e quindi tutto ciò non é un problema. Nel nostro esempio, il rullante che entra nel microfono della cassa avra' il suo microfono, molto più vicino, che con i suoi parametri coprirà le leggere modifiche derivate dal "blend" dalla cassa. Se mi avete seguito fino qui, capire a cosa servano i vari parametri del noise gate é molto facile, anche perché la maggior parte é già stata esaminata per il compressore:
  • threshold/soglia: il livello di volume che permette al gate di aprirsi
  • attack time: tempo che passa dall'ingresso del segnale col valore di soglia all'effettiva apertura del gate: per la batteria questo valore deve essere dell'ordine dei millisecondi.
  • release time: tempo prima che il gate si chiuda.


In particolare il gate nell'immagine da' la possibilita anche di scegliere quali frequenze faranno attivare il gate: utile per esempio sulla cassa; togliendo gli alti saremo ancora più sicuri che il gate non si aprirà se per caso suoniamo il charleston. In più c'è la possibilità di impostare il tempo di chiusura su automatico, e come se non bastasse può essere automatizzato anche il tempo in apertura: stiamo proprio diventando schiavi della tecnologia!! Controlliamo comunque che il computer (o il compressore reale) faccia davvero le cose per bene. É meglio perdere due minuti in più per regolare questi parametri piuttosto che fidarsi ciecamente e ritrovarsi, nel mixato, che alcuni colpi sono stati messi in muto dal computer.

REGISTRARE LA BATTERIA


PREMESSE

I MICROFONI

USO DEI MICROFONI

PRESA DIRETTA

PROCESSORI ED EQ

MIXAGGIO 1

MIXAGGIO 2

MIXAGGIO 3

IL BASSO


UTENTE


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