da Van Loon il sab feb 06, 2010 2:36 pm
Con click e sequenze ci convivo (aimè) da 4 anni, e ho dovuto farci una terapia d'urto, perchè mi avevano chiamato in un progetto dove c'erano tante (troppe...) parti sequenziate con tastiere aggiuntive, chitarre acustiche cori e percussioni, effettistica elettronica, insomma, una sacco di roba e ovviamente il click. Era un occasione che non potevo perdere e volente o nolente ho dovuto imparare a convivere con il bip bip nelle orecchie. All'inizio è strano, esser sciolti e rilassati su una gabbia metrica così precisa, poi pian piano ci si abbitua e alla fine, è vero, non lo senti più il click, cioè sai che c'è, ma non lo ascolti e ti ci ritrovi comunque sopra, è questione di abitudine. Io uso sempre in cuffia a sx il click e a dx la sequenza in modo che uno faccia supporto all'altra e per capire anche su cosa sto suonando, insomma, avere sia sequenza che click contemporaneamente ma comunque separate nei canali mi aiuta molto. Dove suono sono l'unico ad avere il click, gli altri seguono me, che seguo il click e se non mi seguono, fatti loro, perchè dal click e dalle sequenze non mi sposto, peggio per loro. Per quanto riguarda i grossi lavori professionistici penso che il click ce lo abbiano tutti i musicisti, Derek (Wilson, con il quale ho la fortuna di studiare da un paio d'anni) mi diceva che quando ha fatto i tour con zucchero (e anche li vagonate di sequenze) lo stesso zucchero avesse il click nei suoi inear monitor. Questo è quanto so io.
"Si diventa batteristi per amore di uno strumento che si può accarezzare con dolcezza o percuotere con rabbia. E' una risposta istintiva alla natura "musicale" della persona perché lo strumento accontenta gli occhi per la sua estetica e appaga l'istinto" Ellade Bandini
"Bisogna suonare tanto, per capire che bisogna suonare poco" MP
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