nikman ha scritto:Ancora una cosa, è esatto, come alcuni affermano, dire che derivi dal blues, cioè nasce in funzione di quest'ultimo o è un'eresia pensare, io la penso così, che abbia radici ancor più profonde, nascendo dunque dalle varie bande che si esibivano lungo le strade e dalla musica classica? (La musica classica, sì ho sentito anche questa ma il jazz è nato in America, la musica classica si è svolta in Europa principalmente, quindi altro punto interrogativo). La storia delle bande mi sembra verosimile, non per nulla la batteria, per come la intendiamo noi oggi nacque, se tutto fosse vero, proprio dal jazz, quando un solo individuo suonava tutte le percussioni usate proprio nelle bande.
Comincia a scolpire, chè a breve lo preparo.
dire che la musica classica non c'entri nulla col jazz e un po' grossa, basta citare il nome di Gershwin che tanti standard ha fornito al jazz, il concerto d'aranjuez nel disco di Miles Evans con Gil Evans.......
IlGiovaneIko ha scritto:vit, il commento di xana era una citazione
la fusion è complicata
AnBra ha scritto:Ma sono rimasti dei tentativi isolati e la musica classica non ha influenzato in nessun modo il jazz.
Mentre nel rock inglese ed europeo, come nel pop moderno, anche nostrano, le armonie classiche sono ben evidenti.
Palesemente è una questione di "formazione" dei musicisti, nei conservatori e nelle varie scuole di musica.
Chiaramente più la musica è popolare e lontana dalla cultura europea, più è lontana dai canoni "classici", mentre più è "colta" e vicina all'europa, più ne è influenzata.
Gershwin aveva studiato pianoforte e musica classica, è normale che ne sia stato influenzato, ma non si può certo dire la stessa cosa di John Coltrane e Miles Davis.
Tra l'altro non paragonerei neanche lontanamente il jazz "nero" a quello più commerciale, di massa e da "colonna sonora".
Non per niente quest'ultimo ci risulta più orecchiabile e, conseguentemente, "scontato".
Personalmente apprezzo molto il jazz che ha saputo farsi strada in modo popolare e molto orecchiabile. Quindi Duke Ellington, David Bruback, li apprezzo molto, i loro dischi erano presenti nelle case degli americani come il sale nella tavola degli italiani. fantastica questa cosa. un periodo pane è jazz. Apprezzo molto il jazz quando vuole con chiara intenzione comunicare agli ascoltatori piuttosto che quando si contorce in introspezioni usuranti.
nikman ha scritto:Bè però ha improvvisato, rientrando sempre nel tema ma ha improvvisato... perché non lo reputi jazz?
Come ha già detto AnBra nel suo primo intervento certamente l'improvvisazione lo caratterizza sempre. Questa è già una determinante. Infatti nessuno dice che nel Rock non debbano esserci improvvisazioni, sia di drum sia di tutti gli altri strumenti, sia in solo sia in assemble.
Ma mentre è concepibile una esecuzione Rock senza improvvisazioni, come da lettura di spartito, questo non è concepibile nel Jazz, almeno non nella totalità dei suoi elementi.
Nel Jazz è una regola, e la regola è dettata dall'ascolto.
Se durante un brano jazz il batterista avverte un'attenuazione del brano NON PUO' FARE FINTA DI NULLA. Deve reagire per forza in qualche modo, o attenuandosi anch'egli o crescere per contrapposizione o comunque reagire in qualche modo, è obbligatorio. E questo ovviamente vale per tutti i musicisti non solo per i batteristi.
Questa è la regola più anarchica che possa esistere, perchè non è scritta da nessuna parte ma è dittatorialmente dettata dall'ascolto.
Nel jazz prima di suonare si ascolta.
È quando un jazzista suona da solo come la mettiamo? Deve ascoltare comunque, in questo caso sé stesso. Se una battuta la fa un po' strana (e questo succede perchè siamo umani), non potrà ignorare il fatto di averla fatta così. Se l'ha fatta esiste e se esiste deve tenerne conto.
Scritta così sembra una cosa cerebrale e invece è assolutamente naturale.
Nel jazz hai la reattività continua, che deriva dall'ascolto continuo.
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